Nelle traduzioni della Bibbia i veri significati di molte frasi vengono alterati.
Alla fine del 'Padre Nostro' la frase: “non ci indurre in tentazione” va sostituita con: “non lasciarci soccombere alla tentazione”. Infatti nella lettera di Giacomo sta scritto: “Nessuno, quando è tentato, dica: 'Sono tentato da Dio', perché Dio non può essere tentato dal male, e non tenta nessuno al male” (Gc1,13); al contrario, vuole liberarcene.
Per cui il Magistero della Chiesa, nel Catechismo della Chiesa Cattolica a pag. 690 ha corretto la frase come segue:
Nel Vangelo di Matteo 6,13, la parola greca “eisenegkhj” è composta da due parole: “eis” e “enegkhj”. La prima significa “andare verso qualcosa”; la seconda significa “caduta”, quindi “andare verso la caduta”. Tradurre con una sola parola il termine greco è difficile. Significa: “non permettere che entriamo in tentazione” o “non lasciarci soccombere alla tentazione”. Dio, per provare la nostra fede, permette però a satana di tentarci, ma a determinate condizioni: infatti “Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla” (1Cor10,12-13).
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